Si è tenuta nella sede di Roma, nel Corso di Alta Formazione in Esperto della Compliance, del Dipartimento di Scienze Giuridiche diretto dal prof. Giuseppe Cassano, la lezione dell’avv. Maurizio Rubini, uno dei massimi esperti in tema, così intitolata <CORPORATE GOVERNANCE E SISTEMA DI CONTROLLI INTERNI>. Abbiamo fatto al Relatore alcune domande, alle quali gentilmente ci ha risposto

  1. Come nasce la Compliance? A cosa serve concretamente e cosa rappresenta oggi per le aziende?

Oggi più che in passato le aziende, per pressioni regolamentari o esigenze interne, si trovano di fronte ad una richiesta sempre maggiore di analisi dei rischi e di controlli. La prevenzione dei rischi aziendali, quindi, è diventata sia una preoccupazione che un’opportunità per qualsiasi azienda che operi nel mercato.

Tra le figure che nel corso degli anni hanno assunto una maggiore centralità nel sistema organizzativo aziendale vi è certamente la funzione Compliance che rappresenta uno degli strumenti con cui le imprese cercano di prevenire, appunto, i rischi aziendali. Essa si assicura, infatti, che la società operi nel rispetto della normativa ad essa applicabile e ha il compito primario di garantire la diffusione graduale all’interno dell’impresa di una cultura della correttezza e della conformità.

  1. Come può la Compliance incidere sulla organizzazione delle aziende?

Per rispondere a questa domanda vorrei partire dalla definizione di “azienda” che riporta il nostro codice civile: “l’azienda è il complesso di beni organizzati dall’imprenditore per l’esercizio dell’impresa” (art. 2555). L’organizzazione, quindi, costituisce l’elemento più importante dell’azienda perché la può rendere più o meno efficiente e competitiva e una buona organizzazione è fatta di regole che tutti devono applicare per gestire al meglio le diverse funzioni aziendali.

In questo contesto la funzione Compliance, soprattutto se opera proattivamente e preventivamente, può aiutare l’organizzazione definendo regole e ruoli e indicando anche le responsabilità che ne conseguono.

  1. La Compliance aiuta a gestire i rischi aziendali?

Il processo di responsabilizzazione della persona giuridica sta assumendo al giorno d’oggi sempre più importanza anche per una corretta valutazione dei rischi aziendali. La funzione Compliance può rappresentare la risposta gestionale ed organizzativa alla crescita di tali rischi (legali, operativi, reputazionali) derivanti dalla maggiore complessità normativa e operativa. Assume quindi un’importanza determinante in termini di creazione di valore aziendale, conseguibile attraverso il rafforzamento e la preservazione del buon nome della società e della fiducia del pubblico nella sua correttezza operativa e gestionale.

  1. Quali sono, secondo lei, gli strumenti da utilizzare per far crescere nelle aziende la cultura della Compliance?

La conformità non è attuabile in modo facile e veloce e richiede un notevole sforzo applicativo.  L’intensificarsi dei controlli da parte di Autorità nazionali e sovranazionali e l’inasprimento delle sanzioni comminabili a fronte di situazioni di non conformità, implicano, infatti, conseguenze potenzialmente rilevanti in termini economici, di immagine e organizzativi. All’aspetto sanzionatorio il legislatore affianca, tuttavia, tratti tipici di un sistema incentivante: a fronte dell’adozione da parte dell’azienda di efficaci sistemi di controllo, infatti, si sostanziano vantaggi che vanno dalla riduzione delle sanzioni applicabili fino a vere e proprie condizioni esimenti, nel caso di adozione ed effettiva attuazione di programmi di Compliance. Al Compliance Manager, quindi, sono richieste sempre più competenze multidisciplinari e il supporto tecnologico diventa necessario per far fronte a questo nuova necessità.

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