Venerdì 30 settembre, a Roma, nel Corso di Alta Formazione in Esperto della Compliance ambientale, organizzato dal Dipartimento di Scienze Giuridiche della European School of Economics, diretto dal professor Giuseppe Cassano, si è tenuta la lezione in tema di CORPORATE GOVERNANCE E RESPONSABILITÀ DEGLI ENTI. IL MODELLO 231 E I REATI AMBIENTALI dell’Avv. Maurizio Rubini, Avvocato, giurista d’impresa, esperto di Regulatory Compliance e membro di OdV 231. Il corso è stato progettato con la Global Academy, con il supporto della sua responsabile scientifica, avv. Loredana Bardascino.

Abbiamo rivolto all’Avvocato Rubini alcune domande sul tema della lezione.

Responsabilità d’impresa e conformità alle norme hanno ormai un legame indissolubile. Quale è, secondo lei, il contesto in cui si trovano ad operare le aziende oggi?
I fenomeni di globalizzazione dei mercati e delle informazioni, la crescita della complessità dei rapporti intra e interaziendali; la necessità di stabilire un rapporto fiduciario con i propri interlocutori hanno indotto una rivalutazione delle interdipendenze tra il rispetto delle norme, vincolanti o volontarie, e la responsabilità legale, economica, sociale ed ambientale di impresa. Il miglioramento della governance – inteso come relazione tra le funzioni amministrative e di controllo, le scelte di governo finalizzate ad ottimizzare il rapporto tra risorse, attività e risultati – si configura, quindi, quale requisito basilare per garantire uno sviluppo dell’impresa improntato a principi di correttezza comportamentale e sviluppo sostenibile del business aziendale.

Sempre più aziende, anche medio/piccole, si chiedono cosa significhi adeguarsi al D. Lgs. 231/01 e se ne valga realmente la pena; quale è la sua opinione al riguardo?
Come noto, dal punto di vista giuridico il Modello 231 non è obbligatorio e le imprese che non lo adottano non si espongono a sanzioni. Tuttavia, rimane la responsabilità dell’impresa (con le relative sanzioni o interdizioni) in caso di illeciti realizzati da amministratori e dipendenti nell’interesse e a vantaggio dell’impresa. Fino ad alcuni anni fa, le aziende potevano ritenere superflua la sua adozione in quanto i reati presupposto erano tutti di natura dolosa e quindi, in molti casi, a rischio veramente basso (di norma un’azienda agisce legalmente). L’arrivo di reati di natura colposa (quali ad. Es. quelli in tema di salute e sicurezza sul lavoro) ha repentinamente esposto, in pratica, tutte le persone giuridiche al rischio di commissione di un reato. Mentre un reato doloso presuppone l’intenzione di commetterlo, quello colposo nasce da una negligenza da cui è molto più difficile difendersi senza un modello organizzativo ad hoc.
Vi è, inoltre, un’altra ragione per cui un’azienda, anche se non intenzionata a commettere reati, può ritenere opportuno il dotarsi di un modello 231: la slealtà di un dipendente che, per procurarsi vantaggi personali, commette un reato presupposto (ossia quelli che fanno scattare la legge) e l’azienda viene coinvolta, quasi come se fosse stata la mandante del reato. E i casi del genere non sono rari: spesso il raggiungimento di un bonus per un dipendente può passare attraverso un reato (ad es.: tentare di vincere illecitamente una gara, fare meno manutenzione ad un mezzo, corrompere qualcuno per occultare un proprio errore, …). Da ultimo è importante evidenziare, anche, che il rapido e continuo aumento dei reati presupposto promosso dal legislatore ha reso sempre più elevato il rischio per molte aziende che prima si ritenevano poco esposte al problema.

Quali sono, quindi, i vantaggi per una azienda che intende dotarsi di un modello di organizzazione, gestione e controllo ai sensi del D.Lgs. 231/2001?
Il modello organizzativo 231 consiste in un insieme di elementi che vanno a costituire un sistema di gestione preventiva del rischio e di difesa della società e dei soggetti che la compongono ed operano in nome e per conto di essa. In pratica si tratta di disposizioni organizzative, procedure, protocolli, codici di comportamento e altro ancora concepiti in maniera tale da ridurre la probabilità di commissione dei reati presupposto previsti dalla norma.
Il modello per essere efficace deve essere attuato e scrupolosamente osservato nell’attività quotidiana, e soggetto alla verifica continua da parte dell’Organismo di Vigilanza.
Le aziende virtuose da questo punto di vista posso ottenere dei concreti vantaggi quali ad esempio: la riduzione o l’annullamento della sanzione nel caso in cui venga commesso un reato presupposto; l’adozione di norme di buona gestione che portano all’analisi e alla risoluzione di numerose problematiche tipiche delle organizzazioni; una migliore immagine aziendale e, altro elemento da non sottovalutare, la prevenzione dei rischi reputazionali che sempre più stanno interessando le aziende anche con conseguenze importanti.